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sabato 9 maggio 2015

Che spettacolo, Nina Zilli!

Mise e musiche, Frasi&Fumo: è il tour della cantante. E io vi racconto cosa ho visto al Teatro Dal Verme di Milano Una sera di maggio dell'anno dell'Expo. Le luci si abbassano mentre un laser benedice le teste in platea, i musicisti appaiono. La terza tappa del tour Frasi&Fumo inizia. Continuerà a Roma (il 9 maggio), Torino (il 12 maggio) e a Verona (il 20 giugno). Nina Zilli intanto arriva, pronta a godersi tutto: musica, luci, abiti e parrucche. Canta abbattendo i confini tra il blues e il soul, il pop e il raggae. Ancheggia, sale e scende dai tacchi con la stessa facilità con cui il pubblico si diverte e la invita a stare in mezzo alla platea. Al Teatro Dal Verme era il 4 maggio ed è successo che: Tre mise valgono tanti cuori. Prima l'abitino elegante bianco e blu, poi le gambe scoperte da un orlo più alto e rotondo sopra gli anfibi chic, poi il nero della sensualità spalmato su pantaloni, giacca sul reggiseno e tacco 12 tempestato di paillettes. Ogni cambio è la fine di un tempo. Ogni canzone ha un titolo di coda: un cuore disegnato con le mani e orientato verso ogni angolo della platea. Alla fine non basterà e le toccherà andare a cantare tra la gente cercando un cinque, correndo a stringere qualche mano. La platea è il secondo spettacolo. Che importa se arriva Mauro Pagani col suo violino, se gli anni'30 di Etta James si mescolano ai '50 di Nina Simone in un incrocio di braccia e mani lunghe e mai ferme. Il più grande spettacolo è sotto il palco: c'è la sora Lella di Milano con una collana di perle giganti che vuol dare il ritmo anche lei con il suo pollice e il suo indice, accanto c'è il marito con un giubbotto di pelle, un codino quasi invisibile, una tshirt bianca e 80 anni suonati e dimenticati (per questa sera). Poi c'è la tredicenne attenta al dettaglio fashion di Maria Chiara di Piacenza che sfila sul palco, mentre accanto il padre ha una barba tardo-hipster e occhi ammaliati dalle scollature in diretta. Volendo, si potrebbe continuare (c'era anche un Claudio Bisio raggiante). Che ci vuole energia da maschiaccio. Per passare dal blues un po' pop di 50mila e L’amore verrà, al blues un po' soul di Frasi&Fumo, Sola e Dicembre; al reggae di Bacio D’A(d)dio e Penelope; alle rivisitazioni swing di Tutto Bene, al rock ma non troppo di You Shook Me All Night Long degli AC/DC. Ci vuole energia per saltare a piedi nudi a fine concerto, per parlare di donne e coraggio della solitudine senza mai soffermarsi troppo su romanticismi di sorta: la musica è gioia, divertimento, un modo per avvicinarsi a Dio (diceva Nina Simone). E lei è un'agonista che dispensa smorfie e sensualità, di base si diverte da morire. Che testa spalla punta tacco diventano l'inno finale. Sax, tromba e violoncello si fermano. Tastiere, batteria, basso e chitarra hanno dato il meglio. Adesso c'è il pubblico che si alza, i musicisti che intonano la canzone di Don Lurio, la cantante che si perde qualche battuta ma non perde il caschetto azzurro che ha preso il posto dell'acconciatura scolpita delle prime canzoni. Sembra una festa, e Nina è proprio brava.

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