tag:blogger.com,1999:blog-45280613908076875532024-03-13T09:40:05.327-07:00POP MUSICNEL MIO BLOG TROVERETE MUSICA POP ROCK E TANTO ALTRO...Annarellina71http://www.blogger.com/profile/06564976870001628982noreply@blogger.comBlogger48125tag:blogger.com,1999:blog-4528061390807687553.post-54309421451611675322018-05-20T06:53:00.002-07:002018-05-20T06:53:20.047-07:00La musica del mondo è nostalgia con la cantante di “Tropicana<img src="http://www.lastampa.it/rf/image_lowres/Pub/p4/2018/05/18/Biella/Foto/RitagliWeb/de2f744c-5abf-11e8-b12b-25e5d4b9f267_2238509_1526653119-keZF-U1110947704445S6G-1024x576%40LaStampa.it.jpg" height="360" width="640" />
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«Suonava Blue Gardenia un’orchestrina jazz, l’acqua ribolliva lentamente ad Est»: così cantava negli Anni 80 Patrizia Di Malta, all’epoca voce del Gruppo Italiano che impazzava con il suo «Tropicana». In seguito ha intrapreso un percorso da cantautrice con brani improntati sul new pop italiano, stilisticamente impegnato, come «Onde» del 1997 e «Vite possibili» del 2000. Ora, dopo qualche anno di silenzio, si ripropone al pubblico in una veste ancora diversa, grazie a un lungo periodo trascorso in Brasile a contatto con quel mondo musicale.
A portarla in città, oggi alle 21,30, è il Biella Jazz Club, nella sede di Palazzo Ferrero al Piazzo (ingresso 10 euro), all’interno del «Biella Jazz Festival». Al pubblico biellese presenterà il suo progetto «Accordeonica», un recital per voci, chitarra e fisarmonica, che coinvolge anche Romain Valentino (voce e chitarra) e Nadio Marenco (fisarmonica). Un percorso musicale emozionante ed evocativo, che diventa un viaggio nella nostalgia, all’interno di un sentimento generato dalla mancanza di qualcosa: un amore perduto o impossibile, la propria terra lontana, la pace, la libertà, la realizzazione di un sogno. Un vissuto che accomuna tra loro culture diverse, attraverso un percorso musicale che parla di ex schiavi, immigrati e popoli in guerra, toccando Germania, Francia, Italia e, al di là dell’Oceano, Brasile, Argentina e Cuba. Il repertorio attinge alla tradizione mondiale dalla fine dell’Ottocento a oggi, intrecciano il choro brasiliano e il tango argentino, la habanera della «Carmen» di Bizet e i bolero cubani, i valzer francesi e il fado portoghese, i successi di Milva, Ornella Vanoni, Mina, Edith Piaf, Billie Holiday, Cesaria Évora e Marisa Monte. Annarellina71http://www.blogger.com/profile/06564976870001628982noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4528061390807687553.post-15931969026061439252018-04-13T12:59:00.002-07:002018-04-13T12:59:35.203-07:00Musica, Emma e Noemi a Taranto per l'Uno maggio: nel cast con Levante e Lacuna Coil<img alt="Musica, Emma e Noemi a Taranto per l'Uno maggio: nel cast con Levante e Lacuna Coil" src="https://www.repstatic.it/content/localirep/img/rep-bari/2018/04/12/134449348-e740278e-2d03-4a72-b501-77cf33b04877.jpg" /><br />
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Avrà perso un giro, l'Uno maggio libero e pensante di Taranto. Ma riparte alla grande: Emma Marrone, Noemi, Irene Grandi, Ghemon, Teresa De Sio, Lacuna Coil sono nel cast che segna il ritorno del Concertone al parco archeologico delle mura greche. Non solo: ci saranno pure Colapesce, Brunori Sas, Levante, Bud Spencer Blues Explosion, Coma Cose, Mezzosangue, Modena City Ramblers, Piotta, Francesco Di Bella, Meganoidi, Med Free orchestra, Frenetik & Orange 3, il dj set di Luca De Gennaro e la scena locale rappresentata da Mama Marjas e Don Ciccio, Terraross e Fido Guido. Scelgono Taranto e lo fanno gratis, pur di stare al fianco dei cittadini e delle loro lotte.
Una giornata che non ha nulla da invidiare alle altre manifestazioni che si svolgono nel resto d'Italia - a partire dallo storico appuntamento di Roma - e che non cerca certo la concorrenza. "Siamo tornati più forti di prima", dice uno dei direttori artistici, Michele Riondino. E come sempre per il Comitato cittadini lavoratori liberi e pensanti - i veri organizzatori dell'evento, che nasce dal basso - la musica è solo il contorno della giornata. A Taranto si parlerà di futuro e Ilva, dell'ipotesi di riconversione e bonifica del siderurgico, e Riondino ha già avuto modo di invitare sul palco il presidente della Regione Michele Emiliano e il sindaco Rinaldo Melucci.
"Questa è una manifestazione che si serve della musica per dare un grande megafono alle persone che hanno bisogno di parlare, alle associazioni che devono denunciare situazioni scomode e inaccettabili in un Paese civile come il nostro", aggiunge il cantautore Diodato, che con Roy Paci completa il terzetto dei direttori artistici. E allora ci sarà spazio per No Tav e No Tap, per le donne di Cornigliano che hanno determinato la chiusura dell'area a caldo dell'Ilva di Genova, per quelle del Kurdistan in lotta per la propria libertà, e tanti altri esempi della società civile.
"Taranto è il paradigma delle lotte contro lo sfruttamento e il capitalismo
selvaggio - ricordano dal Comitato - Vogliamo che diventi anche il luogo di incontro per immaginare un futuro diverso". A condurre la quinta edizione, come di consueto, Andrea Rivera, Valentina Correani e Valentina Petrini. Ma ci sono due novità: Lercio, che proporrà i suoi tg satirici, e Martina Dell'Ombra. "Perché bisogna fare satira - spiega Federica Cacciola, l'attrice che le ha dato vita - solo in un mondo perfetto non esisterebbe".Annarellina71http://www.blogger.com/profile/06564976870001628982noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4528061390807687553.post-24863115200609734272018-01-10T06:30:00.005-08:002018-01-10T06:30:58.964-08:00SCARICARE MUSICA GRATIS MP3: COME FARE DOWNLOAD<img alt="Scaricare musica gratis mp3 download" src="http://static.tecnocino.it/r/845X0/www.tecnocino.it/img/MP3-Music-Download.jpg" height="360" width="640" />
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Il 2016 si è chiuso con ricavi pari a 15,7 miliardi di dollari, in crescita del 5,9% rispetto all’anno precedente. Grazie soprattutto allo streaming che comincia a muovere cifre consistenti di denaro attraverso gli abbonamenti premium. Ma l’ascesa non si ferma, anzi: nel 2030 il business della musica dovrebbe salire a quota 41 miliardi. E a farla da padrone sarà proprio lo streaming, con un contributo al giro d’affari complessivo di settore quantificato in addirittura 34 miliardi di dollari, di cui 28 miliardi derivanti da formule di fruizione a pagamento (si calcola che tra 13 anni gli abbonati alle diverse piattaforme in giro per il mondo saranno 847 milioni) e 6 miliardi da ascolti con inserzioni pubblicitarie.
Questo è il quadro che si coglie dall’ultima analisi di Goldman Sachs sulle prospettive di un settore che esce da 20 anni di crisi e rivoluzioni tecnologiche, ma a quanto pare potrebbe apprestarsi finalmente a voltare pagina. Non sappiamo chi, da qui ai prossimi 13 anni monopolizzerà le classifiche dei brani più ascoltati, non sappiamo chi riempirà gli stadi con i propri concerti e chi sarà campione di merchandising. Ci sarà ancora Taylor Swift che in 24 ore ha battuto i record di riproduzione su YouTube e Spotify? Chi prenderà il posto dei «grandi vecchi» di oggi come Bruce Springsteen e U2? Questo la banca d’affari statunitense non lo dice, ma in compenso prevede che 4 miliardi arriveranno dai diritti di esecuzione dal vivo, mentre 500 milioni saranno il frutto dei diritti di sincronizzazione (ossia l’utilizzo della musica per opere cinematografiche, televisive e spot) e 700 milioni di dollari arriveranno dalla vendita di supporti fisici o dal download.
Supervalutazioni per le major Universal e Sony
Sempre secondo il report, questo andamento di mercato farà balzare alle stelle il valore di Universal Music Group e Sony Music, prima e seconda major del mercato globalizzato, oggi non quotate ma controllate rispettivamente dalla media company francese Vivendi e dal colosso giapponese Sony Corp.<br />
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L’analista di Golman Sachs Lisa Yang valuta Umg in 23,3 miliardi di dollari e la costola musicale della conglomerata Sony in 19,8 miliardi. La prima, infatti, in un 2o30 dominato dallo streaming dovrebbe arrivare a fatturare più di 15 miliardi di dollari, ossia tre volte gli attuali ricavi della label che nel 2016 ha pubblicato Blue and Lonesome dei Rolling Stones, band in procinto di esibirsi al «Lucca Summer Festival» il prossimo 23 settembre. Tra publishing (1,89 miliardi), licensing e servizi legati agli artisti (1,3 miliardi), merchandising (500 milioni), nonché vendite fisiche e download (179 milioni). Ma soprattutto attraverso le riproduzioni online da piattaforme come Spotify e Apple Music che dovrebbero raggiungere quota 11,1 miliardi di dollari. Perché il punto d’arrivo di un mercato in profondo cambiamento, a quanto pare, sarà proprio lo streaming a pagamento.Annarellina71http://www.blogger.com/profile/06564976870001628982noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4528061390807687553.post-4761650002160578332017-06-24T04:19:00.005-07:002017-06-24T04:19:52.043-07:00Com'è bacchettona la musica pop italiana dei nostri tempi<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjx0O4dtW7LpOwsOilN966kCxTIRa2cPeqj6rvDSQZ7t-luX2h381o1DxxNJs3U_e1nSnEgDuK0MGRuvR86fiN6cX0WJKSiHnF9pA7Q8nnEfJ9Df9IPzWZvAz8vNveodKUfB4IAs7ndh3-p/s1600/1497336673-15-7174782.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="221" data-original-width="665" height="133" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjx0O4dtW7LpOwsOilN966kCxTIRa2cPeqj6rvDSQZ7t-luX2h381o1DxxNJs3U_e1nSnEgDuK0MGRuvR86fiN6cX0WJKSiHnF9pA7Q8nnEfJ9Df9IPzWZvAz8vNveodKUfB4IAs7ndh3-p/s400/1497336673-15-7174782.jpg" width="400" /></a></div>
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Non tutti si sono accorti del bigottismo in ambito musicale che imperversa nel nostro Paese, ma qualcuno lo ha percepito al punto da dedicarvi un pamphlet. Michele Monina, scrittore e giornalista che da molti lustri versa fiumi d'inchiostro per raccontare la società dello spettacolo, ha dato alle stampe Venere senza pelliccia. Quando il pop italiano s'è infilato le mutande (edizioni Skira), libro che nonostante il titolo un po' scanzonato propone seri spunti di riflessione.
A scanso di equivoci, l'autore sa perfettamente che presentarsi in pose adamitiche non è sinonimo di emancipazione femminile. Fatta questa premessa, egli però non accetta che le cantanti italiane oggidì esagerino nel contrario, ovvero rinuncino del tutto a qualche provocazione. Le Pravo e le Bertè non si facevano scrupoli in tal senso, e non era esibizionismo fine a se stesso: al contrario, quell'esibizionismo portava con sé l'immagine di un'Italia libera, felice di gettare alle ortiche le pruderie legate al sesso. Perché dunque il belpaese è regredito sotto tale aspetto? Per quale motivo all'estero il pop si mostra sessualmente più disinibito? Secondo lui, le nostre cantanti agiscono in questo modo allo scopo di manifestare la propria estraneità al concetto di mercimonio sessuale. Solo che il loro disappunto, portato alle estreme conseguenze, le spinge a evitare l'erotismo nelle canzoni. Tutto il contrario delle dive internazionali tipo Lady Gaga, artista capace di gestire con fiuto imprenditoriale gli ammiccamenti sensuali. Monina considera molto serio il tema in esame, tenendo a rimarcare che il suo desiderio è vedere le donne riappropriarsi della loro identità più autentica, della loro forza anche nel fronteggiare lo scorrere del tempo. A questo proposito, dichiara apertamente un debole per Paola Turci, per la capacità che lei ha di concentrarsi sui sentimenti ma anche sul corpo che abita quei sentimenti.
Questo saggio è un incitamento, rivolto a cantanti e cantautrici, affinché ricomincino a proporre la narrazione del femminile a 360 gradi. Ma perché ciò avvenga, non sarebbe male se anche i musicisti di sesso maschile si mettessero d'impegno. Sarebbe cosa buona se venisse fuori un nuovo Ivano Fossati, col quale l'autore conversa all'interno del libro, o se uno come Francesco Renga, a cui «spedisce» una lettera aperta, decidesse di mettere da parte il giovanilismo sostituendolo con un linguaggio maturo. Ma tornando alle donne, il loro corpo è multifunzionale: si può scegliere di sfruttarne le peculiarità per distribuire pornografia a buon mercato, oppure raccontarne la magia creando contenuti di spessore. Fuori dai confini patri, molte performer hanno imboccato con successo la seconda via. Le nostre compatriote prendano appunti.
Annarellina71http://www.blogger.com/profile/06564976870001628982noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4528061390807687553.post-58321096522610404742017-02-27T08:12:00.001-08:002017-02-27T08:12:05.002-08:00Musica e video dei Radiohead a “Ghiaccio bollente”<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhf-z1H0m_8DNKzbH9XpONQbb7LJBKMS14oyDDV2A0ruC3Yo9CtoQWq-qC2Jns1jvHGQiIQxIViN6Hp0DZvjsMNkQuEznStp_B8nWvZGFuSWMBuvyaAxKGmxrRFnZ2uPbZmZPB4qjPOO0wI/s1600/FE.PNG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="188" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhf-z1H0m_8DNKzbH9XpONQbb7LJBKMS14oyDDV2A0ruC3Yo9CtoQWq-qC2Jns1jvHGQiIQxIViN6Hp0DZvjsMNkQuEznStp_B8nWvZGFuSWMBuvyaAxKGmxrRFnZ2uPbZmZPB4qjPOO0wI/s400/FE.PNG" width="400" /></a></div>
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Dall’alternative rock britannico all’heavy metal d’oltreoceano, dai Radiohead agli Skid Row Sebastian Bach. Doppio appuntamento – lunedì 27 febbraio dalle 18.40 su Rai5 - con la musica di “Ghiaccio Bollente”.
Per la serie “Rock Legends”, la storia è quella del leggendario gruppo inglese. Malinconici ed esistenziali, hanno saputo cogliere il senso di smarrimento delle nuove generazioni a cavallo tra il vecchio e il nuovo secolo attraverso una sapiente miscela di paesaggi elettronici, melodie minimaliste e l’interpretazione vocale di Thom Yorke, intensa e magnetica. Il loro primo grande successo è stato “Creep”, prodotto da Paul Kolderie.
L’episodio mostra materiale d'archivio, video musicali di "No surprises" e "Lotus Flower" e approfondimenti con critici musicali e giornalisti.
Alle 19.05, in “Video Killed The Radio Star”, l’ex frontman degli Skid Row Sebastian Bach e il regista Wayne Isham commenetano il “making of” dei videoclip musicali più celebri della band, come “18 and Life”.Annarellina71http://www.blogger.com/profile/06564976870001628982noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4528061390807687553.post-32914611660668985662016-11-26T06:05:00.000-08:002016-11-26T06:05:01.422-08:00Fidel Castro è morto - Le 10 migliori canzoni cubane di sempre<img alt="Buena Vista Social Club" src="http://static.panorama.it/wp-content/uploads/2016/03/Buena-Vista-1000x600.jpg" height="384" width="640" />
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L'ex presidente cubano, Fidel Castro, leader della rivoluzione comunista dell'isola è morto ieri all'età di 90 anni. Lo ha annunciato il fratello Raul alla tv di stato cubana.
Alla fine del 2014, dopo 53 anni gli Stati Uniti hanno ristabilito le relazioni diplomatiche con Cuba, grazie all’intercessione di papa Francesco, mettendo così fine al lungo embargo.
Una svolta che porterà numerosi benefici all’isola cubana, non ultima la possibilità di far conoscere meglio i suoi artisti senza i vincoli che ne regolavano prima l’attività dal vivo.
Nel 1997, grazie alla felice intuizione di Ry Cooder, uno dei più importanti chitarristi della storia del rock, il mondo ha conosciuto la musica popolare cubana grazie al clamoroso successo di Buena Vista Social Club, il disco latinoamericano più venduto di tutti i tempi con oltre otto milioni di copie.
Merito anche del bellissimo film-documentario girato da Wim Wenders, che ha reso popolari i nomi e i volti dei “super abuelos”, i “super nonni”, musicisti cubani tra i settanta e i novant’anni che portavano avanti la tradizione del son, del bolero e del cha cha cha.
Da allora il fenomeno Buena Vista Social Club ha fatto registrare ovunque concerti sold out e pubblico entusiasta in giro per il mondo, un’esperienza che si è chiusa da poco con il tour d’addio dell’ensemble.
Con la fine dell'embargo degli Usa e la morte di Castro si apre oggi una nuova era per Cuba. Vediamo nel dettaglio le 10 canzoni più rappresentative della musica cubana.
1) Celia Cruz - Guantanamera
La canzone, la cui origine risale al XIX secolo, è una serenata a tempo di bolero dedicata a una contadina della città di Guantánamo. Il suo carattere romantico, unito ai valori patriottici che esprime, ne fa uno dei brani più amati dai cubani. La voce di Celia Cruz è inconfondibile.
2) Buena Vista Social Club – Chan chan
Una composizione di Compay Segundo del 1987, un son che è arrivato al grande artista come un regalo inaspettato durante il sonno, diventata famosissima in quanto prima canzone della colonna sonora di Buena Vista Social Club.
3) Pablo Milanés -Yolanda
Conosciuto in Italia anche per aver ricevuto il Premio Tenco nel 1994, Milanés è uno dei fondatori della Nueva Trova Cubana. Il suo stile ha fatto scuola per aver contaminato la musica tradizionale cubana con sonorità jazzistiche. Yolanda è la sua canzone più popolare e amata.
4) Chucho Valdes – Homenje a Beny Moré
Chucho Valdés è il più importante pianista jazz non solo di Cuba, ma dell'intera America Latina. Ha vinto cinque Grammy Awards e ha creato un stile personalissimo, un sound inconfondibile attraverso la fusione di elementi cubani e latini con il jazz di matrice afro-americana.
5) Beny Moré - Canto a mi Cuba
Bartolomé Moré Gutiérrez, soprannominato il Barbaro del Ritmo, è considerato il più grande interprete delle canzoni cubane grazie alla sua voce tenorile e a una musicalità innata. Canto a mi Cuba è una sorta di inno nazionale, un po’ come Nel blu dipinto di blu(Volare) di Modugno per noi italiani.
6) Los Van Van – Soy Todo
La canzone è un’invocazione agli dei ancestrali della religione Yoruba e in particolare a Orula, il dio della conoscenza. Nasce nel 1995 per denunciare la piccola corruzione che stava minacciando i valori tradizionali cubani come l’onestà e la solidarietà. L’orchestra Los Van van ha fatto conoscere in tutto il mondo la musica popolare cubana.
7) Elio Revé – Pu pu, chan chan
Elio Revé, scomparso nel 1997, è stato una figura leggendaria della musica cubana, che ha avuto la sua consacrazione mondiale nel 1989 quando Peter Gabriel, profondo conoscitore della world music, ha prodotto il suo album La explosion del momento. Pu pu, chan chan è uno dei brani più trascinanti della sua orchestra.
8) Habana D’primera – Pasaporte
Il titolo è particolarmente azzeccato perché Habana D'Primera ha chiaramente scelto un percorso salsero per entrare nel cuore di un pubblico latino più vasto e per aprirsi le porte del mercato internazionale. Tuttavia, questa scelta non sembra aver sacrificato la qualità musicale di questo importante gruppo, guidato dalla voce calda ed emozionante di Alexander Abreu.
9) Pupy y los que son son – Azucar
Pupy, dopo trent' anni come pianista e compositore dei Los Van Van, ha dato vita alla sua orchestra che propone musica popolare cubana tutta da ballare. Non fa eccezione Azucar, un brano in grado di riempire qualsiasi dancefloor latinomericano grazie al suo ritmo irresistibile e ai fiati trascinanti.
10) Adalberto Alvarez – Y que tu quieres que te den
Il brano del 1993 può essere considerato uno dei primi esempi di fusione tra rap e musica popolare ballabile cubana anche se, a dire il vero, il maestro Adalberto Alvarez ha sempre confessato di aver "rappato” solo per ovviare alle sue limitate qualità canore. <br />
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Domenica 6 novembre è il giorno x. Inizieranno, infatti, gli Mtv Europe Music Awards 2016, la manifestazione organizzata da Mtv in cui vengono premiati i cantanti e le canzoni più popolari in Europa.
Quest’anno l’award show si terrà all’Ahoy Rotterdam, in Olanda. Tantissimi i nomi degli artisti internazionali che potrebbero venir premiati per aver saputo intrattenere il pubblico e occupato i posti caldi delle classifiche musicali.<br />
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A condurre la serata la cantante statunitense Bebe Rexha
Tra le star nominate ci sono Beyoncé, che guida il gruppo con 6 nomination, e Justin Bieber, con 5 candidature, seguiti dalla superstar Adele e i Coldplay, Lukas Graham, Shawn Mendes, Rihanna e Drake.
Come se i cantanti in nomination non bastassero, sono previste anche delle esibizioni live, tra cui quella di Bruno Mars, One Republic, Afrojack e tanti altri, per tutti i gusti. Annarellina71http://www.blogger.com/profile/06564976870001628982noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4528061390807687553.post-63208590956830504832016-09-10T05:45:00.001-07:002016-09-10T05:45:36.236-07:00Nile Rodgers, il signore del pop. "La musica mi ha sempre sfidato a dare il meglio"<img alt="Nile Rodgers, il signore del pop. "La musica mi ha sempre sfidato a dare il meglio"" height="299" src="https://www.repstatic.it/content/nazionale/img/2016/09/06/200911803-9355c4f8-15f7-45cd-b21d-514979028be9.jpg" width="640" />
Intervista al musicista, produttore, talent scout e leader degli Chic, guest star del concerto che, a Roma, celebra i vent'anni di Radio Capital. Dai vinili con cui ascoltava Nina Simone alla discomusic degli anni Settanta alle super-collaborazioni, passando per la politica: "Ho militato nelle Pantere Nere, oggi Black Lives Matter non è la stessa cosa..."
DAVID Bowie e la disco music, i Daft Punk e lo Studio 54, e poi Avicii, Madonna e i Duran Duran: se c’è qualcuno che riassume perfettamente gli ultimi quarant’anni di cultura pop è senza dubbio Nile Rodgers, leader e chitarrista degli Chic - con cui negli anni Settanta ha scritto inni come Le Freak e Good Times - ma anche l’uomo che ha definito il suono del pop negli anni Ottanta, producendo album come Let’s Dance di Bowie, Notorious dei Duran Duran e Like a Virgin di Madonna. Americano, classe 1952, cresciuto con i dischi di Nina Simone e John Coltrane dei genitori nelle orecchie, Rodgers ha attraversato quattro decenni di musica riuscendo a influenzare ogni genere abbia toccato, dalla disco al pop, dal funk al rock fino alla Edm (Electronic dance music) con la collaborazione con i Daft Punk che, nel 2014, gli ha fatto addirittura vincere tre Grammy rilanciando gli Chic. E proprio con i suoi Chic, domani il musicista salirà sul palco di One Night in Capital, in piazza del Popolo, a Roma, per celebrare i vent’anni di Radio Capital con un’orchestra di sessanta elementi. «E ne sono onorato: l’Italia è stato il primo Paese dove ho iniziato a suonare con una certa regolarità negli anni Settanta».
Perché proprio in Italia?
«Perché la disco music qui era molto popolare, più che in altre parti del mondo e gli Chic erano richiesti a tal punto che finimmo per essere invitati in tutto il Paese e in alcuni dei locali più celebri, come la Bussola di Viareggio. Mi chiamavano il Maestro (ride, ndr), volevano andassi sul palco a mostrare a tutti cos’era la disco. Fu un periodo divertente, anche se poi per qualche anno non venimmo più».
Perché?
«Credo dipendesse dal fatto che non avevamo nessuna hit in classifica, mentre in altri Paesi come la Francia continuavamo a suonare lo stesso. Però dell’Italia ho un ricordo indimenticabile in un momento molto difficile della mia vita».
Quale?
«Fu il periodo immediatamente successsivo alla diagnosi di cancro, nel 2011 (alla prostata, poi completamente curato, ndr). Il mio medico mi aveva consigliato di non fare nulla per un po’. Non lo ascoltai e venni in Italia per partecipare a una trasmissione della Rai, I migliori anni. Oggi posso dire che proprio lì iniziò il mio processo di guarigione, l’attitudine a combattere la malattia».
Lei suonerà per festeggiare i vent’anni di Radio Capital, ma quanto sono state importanti le radio nella sua carriera?
«Più che importanti, sono state fondamentali. Prima che arrivassero in radio, negli anni Settanta le canzoni degli Chic erano ascoltate al massimo da qualche centinaio di persone nei club di New York. Poco dopo, le radio fecero arrivare il nostro suono a milioni di ascoltatori. E nulla fu più come prima».
Nella sua vita invece che peso ha avuto la radio?
«Molto rilevante. Da ragazzo non avevo soldi da spendere in dischi così cercavo di seguire alla radio i conduttori che mi piacevano, cercando di capire quale fosse la musica del momento».<br />
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<br />Annarellina71http://www.blogger.com/profile/06564976870001628982noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4528061390807687553.post-75918758060873562332016-06-22T12:10:00.004-07:002016-06-22T12:10:49.083-07:00America’s Got Talent: una ragazzina terrorizzata sale sul palco. Quello che fa dopo è pazzesco!<img alt="America’s Got Talent: una ragazzina terrorizzata sale sul palco. Quello che fa dopo è pazzesco!" src="http://images-3662.kxcdn.com/fidelitynews/wp-content/uploads/2016/06/RagazzinaTalent-Copertina.jpg" height="360" width="640" />
Quando sei solo una ragazzina e devi confrontarti con un palco importante come quello di un talent del calibro di America’s Got Talent niente è facile.
Lo sanno bene tutti coloro che hanno provato almeno una volta a realizzare il proprio sogno,a d inseguirlo, sfidando le proprie paure e la propria età.
Lo sa bene anche Laura Bretan, una ragazzina di appena 13 anni che sale sul palco di America’s Got Talent per cantare una canzone. Inizialmente la piccola appare letteralmente terrorizzata ma quando inizia a cantare tutto cambia ed assume una padronanza di sè e dell sua voce davvero incredibile.
La sua esibizione riserverà delle sorprese ed i giudici non potranno che rimanere davvero senza parole. Altrettanto interessante sarà vedere l’esibizione di una ragazza timida che però si trasforma in un grande successo.
Spesso sono proprio le persone più chiuse e meno spavalde a riservarci le sorprese maggiori ed a conquistarci letteralmente.
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«È il pubblico che ti dà il successo, ma poi te lo devi meritare», dice Eros Ramazzotti: lui se lo merita con un programma mondiale di concerti così intenso che impressiona anche solo a leggerne le tappe. Da oggi a metà ottobre, il suo Perfetto Tour va anche in Siberia, a Celjabinsk, capitale sovietica dell’industria pesante dove tre anni fa un meteorite esplose in cielo, e si conclude a Los Angeles nel Microsoft Theater, sul palcoscenico al coperto più grande d’America. Intanto, però, c’è ancora molta Italia, oggi a Roma, domenica a Torino e lunedì a Milano.
Questo tour segna una svolta per lei e la sua musica dal vivo?
«Si dice sempre così ogni volta che si esce con un disco e con un tour, anche perché se non lo si pensasse ogni volta non varrebbe la pena farli. È vero però che mi sento più forte fisicamente, ho meno paura di affrontare i concerti, anche grazie agli arrangiamenti di Luca Scarpa mi piace come suoniamo, mi diverte tornare ai successi del passato, e la direzione artistica di Luca Tommassini mi dà una sicurezza in più».
Di sicurezza c’è bisogno, se si attraversa il mondo con uno spettacolo.
«Ho calcolato che da quando sono ripartito, il 14 febbraio da Barcellona, ho fatto 40 mila chilometri. Però è il bello di questo mestiere, ti permette di andare all’estero e mostrare che anche noi italiani abbiamo qualcosa da dire, che non siamo i soliti pasticcioni, o rompicoglioni, ma possiamo essere gran lavoratori».
Ha fatto grandi complimenti a Ennio Morricone per l’Oscar, un altro di quegli italiani che hanno sempre e molto lavorato.
«Ce ne sono tanti come lui, anche a Roma, al contrario delle stereotipo. Gente che non molla mai, che spacca il secondo... Lui è un maestro, un creatore di musica, tra l’altro non così tradizionale come potrebbe sembrare. È la risposta al “bruttume” che ci circonda: ecco, abbiamo coniato un’altra parola, ora la proponiamo all’Accademia della Crusca».
Avete qualcosa in comune, lei e il Maestro...
«Mi fa piacere sentirlo, ma in Italia se fai musica pop sei di serie B, da buttare via. All’estero mi paragonano con i grandi del rock, e magari Vinnie Colaiuta, che ha suonato con Frank Zappa, non si schifa di stare nei miei dischi. Da noi nessuno se ne accorge. Io però sono orgoglioso di quello che faccio».
Dopo tutto quello che è successo, in Italia non sappiamo ancora apprezzare il pop?
«Dentro di me, io sono un bluesman - dicono anche che suoni piuttosto bene -: ho scelto di fare il pop per arrivare alla gente. Il problema del Paese è quella nicchia piccolina di intellettuali che ha nostalgia del piattume degli Anni 70 e 80 e non si rende conto che oggi anche i vecchi cantautori cercano disperatamente di essere pop per andare in tv».
Confessi, un disco da chitarrista blues l’ha registrato e nascosto in un cassetto...
«No, non sono capace di registrare da solo. E poi ho paura di essere giudicato, continuo a fare le mie canzoni e a dare importanza alla voce: non sono americano, immagino già i giudizi che riceverei. Il blues lo suono di nascosto, con gli amici».
In un anno come questo, così denso di concerti, riesce a suonare o addirittura a scrivere?
«È molto difficile ovunque, ma in Italia è impossibile, a ogni tappa ho i camerini pieni di amici prima e dopo il concerto. E io non sono come Vasco, che dopo lo show fa un giro, saluta e se ne va. I concerti ti portano via l’anima».
Quanto costa fare un concerto, dal punto di vista fisico ed emotivo?
«Più di una partita di calcio, che in fondo ti richiede solo 90 minuti di fiato. Il canto è fondamentale per me, ed è faticoso. Poi non salto come Jovanotti, ma mi muovo molto anch’io. Il concerto è impegnativo, un po’ come una partita di Bonucci».
Annarellina71http://www.blogger.com/profile/06564976870001628982noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4528061390807687553.post-12763527309952625302016-02-10T01:47:00.005-08:002016-02-10T01:47:58.105-08:00SANREMO, NELLA PRIMA SERATA TANTA MUSICA MA POCHE EMOZIONI<img alt="Sanremo, nella prima serata tanta musica ma poche emozioni" src="http://www.leggo.it/photos/PANORAMA/1541108_sanremo_1.jpg" />
Una serata che è filata liscia, senza "intoppi" ma anche senza troppe emozioni. Una serata di musica, all'insegna dell'arcobaleno, quello che parecchi cantanti - da Noemi ad Arisa, da Enrico Ruggeri ai Bluvertigo a Irene Fornaciari - hanno portato sul palco dell'Ariston i nastri colorati a sostegno dei diritti dei gay e delle unioni civili. Il marito di Elton John è rimasto a casa e il commento migliore alle polemiche preventive sulla presenza di sir Elton e di David Furnish al festival l'ha fatto Virginia Raffaele nei panni di Sabrina Ferilli: «Se Elton John è uno spot per i gay allora i Pooh cosa sono una marchetta per l'Inps?».
Nel tipico clima rassicurante dei suoi programmi, Carlo Conti ha condotto in porto la prima serata del secondo festival della sua carriera. C'erano varie incognite, visto il solito clima da campagna elettorale creato per la partecipazione di una star mondiale che ha fatto il suo mestiere senza spaventare nessuno. Semplicemente un momento di grande musica, creato da un artista che ha scritto alcune delle pagine più belle della storia del pop, due classici al pianoforte, «Your Song» e «Sorry Seems To Be The Hardest Word» e il nuovo singolo, «Blue Wonderful» che ha retto con fatica il confronto con il formidabile passato di Elton John. Poi il debutto di Gabriel Garko, reduce dalla drammatica esperienza dell'esplosione della villa dove aveva scelto di risiedere: ha affrontato il palco con disinvoltura, elegante e sorridente, si è concesso anche una piccola papera leggendo il gobbo, ma la sua è stata una presenza empatica, considerando che si deve confrontare con le presentazioni dei cantanti.
L'altra super ospite della serata era Laura Pausini, emozionatissima per questo passaggio 23 anni dopo la vittoria che ha lanciato la sua carriera. Un medley di classici, «Vivimi», «Strani amori», «Invece no», poi il duetto virtuale con la Laura ragazzina che ha vinto il festival in «La solitudine». Indossando la giacca della finale del '93, la Pausini ha ricamato sul brano che le ha cambiato la vita. Chiusura con «Simili», un brano del suo ultimo album: «Siamo simili, dobbiamo proteggerci non dividerci» è stata la conclusione della cantante, anche lei da sempre impegnata a favore delle unioni civili. La parte comica è stata affidata a Virginia Raffaele versione Sabrina Ferilli, come sempre bravissima: sono stati suoi i momenti più divertenti e imprevedibili della serata.
Quanto alla comicità, per la prima volta nella storia del Festival, Aldo, Giovanni e Giacomo sono arrivati a Sanremo per celebrare i 25 anni di attività: hanno pescato dal repertorio il pezzo del saggio della Montagna, puntando tutto sul mestiere. Madalina Ghenea ha fatto quello che ci si aspettava da lei: la bellona che legge le presentazioni, ma non riesce a trasmettere simpatia. In gara i primi dieci Campioni: Lorenzo Fragola, Noemi, Dear Jack, Giovanni Caccamo e Deborah Iurato, Arisa, Stadio, Enrico Ruggeri, Irene Fornaciari, Bluvertigo, Rocco Hunt. Gaetano Curreri e Morgan sono rimasti incagliati in una serata infelice, Rocco Hunt sembra lanciato verso il podio. L'Ariston ha ballato anche con Maitre Gims che ha proposto la sua hit Est-ce que tu m'aimes?.
La classifica. Irene Fornaciari, Noemi, Bluvertigo e i Dear Jack sono a rischio eliminazione. I quattro artisti rispettivamente con Blu, La borsa di una donna, Semplicemente e e Mezzo Respiro, sono nelle ultime posizioni dopo la prima serata. I più votati da televoto e sala stampa (fifty-fifty) sono stati: gli Stadio con Un giorno mi dirai, Enrico Ruggeri con Il primo amore non si scorda mai, Lorenzo Fragola con Infinite volte, Rocco Hunt con Wake up, Giovanni Caccamo e Deborah Iurato con Via da qui, Arisa con Guardando il cielo. Non è stato reso noto il posizionamento in classifica dei singoli artisti. Venerdì dopo l'ultima esibizione sarà stilata la classifica finale: gli ultimi 5 andranno a rischio eliminazione. Solo uno sarà ripescato con il televoto e rientrerà in gara sabato sera.Annarellina71http://www.blogger.com/profile/06564976870001628982noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4528061390807687553.post-8105088197367602302016-01-19T05:00:00.003-08:002016-01-19T05:00:51.639-08:00Lutto nel mondo della musica, morto Glenn Frey: chitarrista e co-fondatore degli Eagles<img alt="Foto 1" src="http://img.tgcom24.mediaset.it/binary/-afp/72.$plit/C_4_articolo_2155266__ImageGallery__imageGalleryItem_9_image.jpg" /><br />
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Glenn Frey, 67 anni, chitarrista e co-fondatore dei leggendari Eagles, è morto a New York. Lo annuncia il sito ufficiale della band. "E' con il cuore pesante che annunciamo la morte del nostro compagno e fondatore degli Eagles Glenn Frey, a New York City il 18 gennaio 2016", recita il testo dell'annuncio sul sito, rilanciato poi sulla pagina Facebook del gruppo.
Morto per le complicazioni legate a un'artrite reumatoide - "Glenn ha combattuto una coraggiosa battaglia nelle ultime settimane, ma purtroppo non ce l'ha fatta", spiega il sito parlando di complicazioni mediche legate a un'artrite reumatoide e una polmonite. Lo scorso dicembre era stato operato all'intestino e aveva dovuto annullare gli impegni ufficiale con il gruppo.
La band lo saluta con il testo di "It's Your World Now" - Sul sito compare poi il testo della canzone "It's Your World Now", scritta da Frey e Jack Tempchin. Per Dan Henley, altro fondatore degli Eagles, il senso del testo è quello di "essere parte di qualcosa di buono, e lasciarsi qualcosa di buono alle spalle".
Da "Hotel California" alle hit dopo la separazione del gruppo - Gli Eagles vennero fondati nel 1971. Nel 2012 gli Eagles hanno festeggiato il loro 40mo anniversario. Frey in quell'occasione aveva spiegato che il gruppo non era fatto da "mercenari in grado di mettere insieme una campagna per capitalizzare sull'anniversario". Gli Eagles, infatti, non sono rimasti sempre insieme. Nel 1980 si sono separati per poi riunirsi nel 1994. "Hotel California" è il loro successo più gettonato, oltre alle tante hit negli Anni 80 di Frey dopo la separazione del gruppo, da "The Heat is on" a "You Belong to the City". Nel complesso, la band ha venduto oltre 150 milioni di dischi nel mondo e con la raccolta "Their greatest hits (1971-1975") sono al secondo posto nella lista degli album più venduti della storia, dietro "Thriller" di Michael Jackson
Annarellina71http://www.blogger.com/profile/06564976870001628982noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4528061390807687553.post-25508247291394011972015-12-27T12:14:00.001-08:002015-12-27T12:14:19.124-08:00The Kolors nel 2015: singoli Everytime, Why don't you love me?, Ok (video)<img alt="the-kolors-2015.jpg" src="http://th.blogosfere.it/6jIy7BvH42xBv3Z0W1gZgLyFdDE=/fit-in/655xorig/http://media-s3.blogosfere.it/realityshow/a/ace/the-kolors-2015.jpg" /><br />
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Nel 2015 i The Kolors partecipano alla quattordicesima edizione di Amici di Maria De Filippi, nella Squadra Blu capitanata da Elisa. Nella finale del 5 giugno 2015 la formazione si aggiudica la vittoria del talent show con il 61% dei voti e il Premio della Critica assegnato dai giornalisti. Durante la partecipazione al programma, il 3 maggio 2015, Stash e company pubblicano il singolo Everytime, che dopo poche ore raggiunge la prima posizione della classifica iTunes, mentre il 19 maggio dello stesso anno esce il secondo album Out, che esordisce al primo posto della classifica italiana degli album ed è certificato triplo disco di platino in Italia per aver venduto oltre 150.000 copie. Il singolo Everytime è invece certificato disco di platino nella settimana ventinove.
Nel giugno 2015 il gruppo prende parte alla terza edizione del Coca-Cola Summer Festival con il brano Realize in duetto con Elisa e con il brano Everytime, vincitore della prima e della quarta puntata. Il 19 luglio 2015 il trio riceve la cittadinanza onoraria di Cardito (loro paese d'origine).
Il 14 settembre 2015 è pubblicato il terzo singolo estratto da Out, Why don't you love me?, per il quale è realizzato un videoclip, girato a Berlino e uscito il 18 settembre. Il 29 novembre il gruppo invece presenta attraverso il programma televisivo Che tempo che fa di Rai3 il singolo inedito Ok, previsto per il 4 dicembre e volto ad anticipare la riedizione di Out (fonte: Wikipedia).<br />
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<br />Annarellina71http://www.blogger.com/profile/06564976870001628982noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4528061390807687553.post-75635998897710788232015-12-09T13:45:00.003-08:002015-12-09T13:45:48.689-08:00Gazzé: “Fare musica è un gioco e mi diverto ancora molto”<img alt="Max Gazzè" src="http://www.unita.tv/wp-content/uploads/2015/12/Barbara-Oizmud_orizzontale4_bianco-755x515.jpg" height="436" width="640" /><br />
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Una volta i dischi si ascoltavano in salone, sedendosi su una poltrona in pelle e azionando il grammofono, si rimaneva in contemplazione quasi mistica ad ascoltare e a vagare con la mente, perché la musica vera ti porta sempre da un’altra parte, sale veloce nell’iperuranio della fantasia e dell’immaginazione e distrugge tutte le vie di mezzo, tutti i percorsi scoscesi e storti. Oggi sono pochi i “dischi” (che neanche si chiamano più così), che riescono a strapparti a brandelli il cuore e a portarti via del contemporaneo smodato e fatiscente, sono pochi gli artisti che squarciano il velo dell’indifferenza sonora delle nostre giornate, sono pochi ma ci sono ed uno di questi è Max Gazzé e il suo Maximilian, album uscito il 30 ottobre, in vetta alle classifiche di vendita e di ascolto, meritatamente. Che Gazzé sia un fuoriclasse non stupisce, ma riesce a sorprendere la varietà musicale, dialettica e sonora, che nonostante due decenni di carriera riesce ad avere.<br />
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<img alt="4763075_DIGIPACK_4COL" src="http://www.unita.tv/wp-content/uploads/2015/12/Maximilian_cover-disco__800kb_1-300x300.jpg" height="400" width="400" /><br />
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Maximilian è una macchina musicale perfetta, fa riflettere, fa saltare in aria, fa urlare e ti fa venire voglia di ascoltare solamente, arrendendosi alla bellezza e alla pienezza a tratti malinconica e a tratti surreale dei suoi brani. C’è tutto in Maximilian, tutto quello che è in un uomo antico e nobile, tutto quello che spesso neghiamo anche a noi stessi come le assenze, i sorrisi e l’amore perduto. E’ un inno alla vita questa dolce epopea musicale, un prodotto musicale riuscito e di lunga durata, che a livello letterario è sospeso tra la leggerezza calviniana e la ruvidezza di Carver. Tra il suo ginepraio di capelli Gazzé nasconde ancora molte cose, nonostante ne dica molte, sembra una miniera inesauribile. Anche quando risponde alle domande, è autentico e sinuoso, non si risparmia e pulisce le parole dagli orpelli, come fa l’artigiano con la pelle o il falegname con il legno.
Com’è portare in giro Maximilian?
Portare lontano un disco nuovo e portarlo tra la gente è sempre un piacere. Far conoscere una creatura alle persone è qualcosa di meraviglioso e intenso. Emotivamente è bellissimo suonare, presentare il disco attraverso le sonorità è sublimare e condividere un lungo lavoro. C’è soddisfazione.
E’ un disco ricco di collaborazioni, un disco diverso…
Sì, sono tantissime le nuove collaborazioni come quelle con Simone Cremonini, Giorgio Baldi, Tommaso di Giulio, oltre le storiche con mio fratello, Francesco, e come De Benedittis. Questo lavoro per me è come un quadro ricco di forme e colori differenti, dove ogni pennellata è quasi unica e costituisce un’opera a se stante.
C’è un brano, “Verso un altro immenso cielo” in cui la realtà si fonde con l’immaginario. Riesce sempre a spaziare in ogni album in questi due universi uno di fantasia e uno di realtà.
Penso che l’essere umano è composto di più sensi metafisici, sono coscienti entrambe le parti: quelle materiali e quelle metafisiche. Ci sono molti testi che descrivono le parti materiali però sono anche un musicista a cui piace molto fare dei ragionamenti e riflettere sulle cose. “Verso un altro immenso cielo” è un brano sinfonico, è un brano molto impegnativo da arrangiare e corrisponde alla descrizione della mia parte sinfonica. Esiste anche ciò che non vediamo, sono le nostre percezioni che fanno diventare materiali i pensieri, accade così anche nella mia musica.
Il primo singolo “La vita com’è” è una sorta di invito a non prendersi troppo sul serio…
Uno che scrive canzoni non può prendersi troppo sul serio, fare musica è un gioco. Mi piace approfittare di questo strumento per creare in maniera spensierata. Ne “La vita com’è” invito ad accettare il cambiamento quotidiano e dico appunto che si può essere seri e non seriosi. Anche ridere può essere serio, questo mondo in cui tutto è pericolo tutto viene sclerotizzato, invece occorre pensare la vita com’è per i fatti che accadono e pensando che la positività sia contagiosa, così come il dolore.
Il tappeto musicale è meraviglioso e variegato. Come è stato tenere insieme tante unicità sonore?
C’è stata una volontà a priori, questo album posso immaginarlo come un quadro con tanti colori e ho voluto farlo eterogeneo. La forza di questo disco è che ogni canzone è un singolo, che vive traccia dopo traccia come si faceva negli anni ’60, in cui le canzoni possono essere ancora ascoltate a distanza di anni e avere una loro forte autonomia.
Si diverte ancora a fare questo lavoro?
Mi diverte ancora molto, mi diverte ancora tutto dalle fasi produttive fino ad arrivare alla condivisione con il pubblico. Sono innamorato della quotidianità della musica e cerco di esserlo ogni giorno di più.
Tornerà al cinema?
Guarda, sto lavorando in questi giorni sul set del nuovo film di Simona Izzo, si intitola “Gli scoppiati”, una pellicola in cui sono coprotagonista. Ho la fortuna di lavorare con una regista bravissima che sa trasferire magistralmente le forme di emozione sulla pellicola. Uscirà nel 2016.Annarellina71http://www.blogger.com/profile/06564976870001628982noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4528061390807687553.post-511891879396162382015-11-21T11:46:00.001-08:002015-11-21T11:46:24.317-08:00Dalla Russia in Italia, il viaggio in musica di Alan - Video<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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PALERMO. Dalla Russia a Firenze, continua il lungo "Viaggio in Italia" di Alan il cantante russo che si esibisce al fianco di Al Bano, Umberto Tozzi, Riccardo Fogli e Pupo.
Il 9 ottobre è uscito l'album “Viaggio in Italia”. I protagonista di questo ambizioso progetto discografico è appunto Alan, un giovane cantante russo, molto popolare (soprattutto) nella Russia Caucasica e innamorato dell'Italia. A duettare con lui quattro pilastri della musica italiana: Al Bano, nel brano “L’amico cos’è”, inedito dell'artista pugliese scritto per Alan, registrato nello studio di Cellino San Marco. E ancora, Umberto Tozzi, che condivide con Alan il primo singolo del disco, la hit “Gloria” - un omaggio a Giancarlo Bigazzi - cantata per l’occasione in russo e in italiano. Pupo che firma “Sempre”, una dichiarazion d'amore alla musica. Riccardo Fogli in “Dimmi cos’è l’amore”, brano scritto da Raffaele Chiatto musicista dei “Ladri di biciclette”.
“I russi e quella nostra strana passione per il genio italiano. Ai tempi degli zar era obbligatorio - spiega Alana -. Ai tempi dell'Urss era proibito sono passati anni e generazioni e questo 'fenomeno' non si è mai affievolito, al contrario, è accresciuta notevolmente la popolarità della musica leggera italiana nell’Est Europa”.
Sta diventando nuovamente tendenza l’amore dei russi per l’Italia. Goethe affidò il suo amore per il nostro Paese ad uno dei saggi letterari più conosciuti nel mondo, Alan l'ha racchiuso nelle canzoni di un disco, “Viaggio in Italia”, primo album in italiano e secondo in assoluto, è il “diario di bordo” di Alan, composto da 13 brani italo-russi.
Vanta prestigiosi ospiti internazionali e si avvale di importanti collaborazioni, come quella dell'ex "Ladri di biciclette" Raffaele Chiatto - compositore, arrangiatore e chitarrista per Umberto Tozzi e Adriano Celentano, tra gli altri - di Simone Papi - musicista e arrangiatore di molti successi, tra i tanti, di Raf, Marco Masini, Alessandra Amoroso.
La tracklist spazia tra inediti e omaggi alla musica italiana e russa: “Tu mi rubi l'anima", "Gloria", "Sempre" (feat Pupo), "Rimani così, "L'amico cos'è" (feat Al Bano), "Dimmi cos'è l'amore" (feat Riccardo Fogli) e tanti altri.
Il disco, prodotto dal talent scout internazionale Cosimo Vindice, è un vero e proprio “made in Italy”: registrato tra Carpi (Modena, Studio Abraam) e Cellino San Marco (AC Production), mixato e masterizzato a Firenze (Carillonbit Recording e White Sound Mastering).
A Giuseppe Tinti è affidata la produzione artistica.
Alan vive stabilmente in Toscana dove studia musica e soprattutto la nostra lingua. Della Russia (e più precisamente di Vladikavkaz, città natale dell’artista, paese della Federazione Russa del sud) conserva un carattere forte, decisionale. Di Firenze, la città dove risiede, i tratti romantici. E’ dotato di una grande forza interiore, di intelligenza e di un pizzico di follia, tutte doti che lo hanno portato a realizzare il suo “Sogno” (quello con la S maiuscola) all’apparenza irrealizzabile.
Fin da ragazzo canta nei locali della sua regione e frequenta la facoltà di Storia dell'Arte. Nel 2012 Alan ha un incontro con Cosimo Vindice, che diventa presto molto importante nella sua vita: grazie a Vindice conosce i suoi idoli, con i quali si esibisce in Russia, e da lì nasce una grande amicizia e un grande sodalizio artistico che ha portato ad un progetto di musica italiana per il mercato internazionale.
Annarellina71http://www.blogger.com/profile/06564976870001628982noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4528061390807687553.post-58747833456232848702015-10-29T02:17:00.001-07:002015-10-29T02:17:39.284-07:00Expo, sei mesi a #CasaCorriere tra musica, spettacolo, arte e incontri<img alt="
" src="http://images2.milano.corriereobjects.it/methode_image/2015/10/27/Milano/Foto%20Milano%20-%20Trattate/2873746[1]-k97-U431201221721295hWF-1224x916@Corriere-Web-Milano-593x443.jpg?v=20151028084842" /><br />
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Esplora il significato del termine: re eventi al giorno. Dodicimila caffè. Una lista di ospiti da perderci il conto. Gli attori e i campioni. I politici e i magistrati. I giornalisti. La gente. Questo è stata #CasaCorriere ad Expo. Centottantaquattro giorni a farci storie, quelle degli altri. I lettori che “entravano” dentro il giornale. Per chiedere, consigliare, lamentarsi. E sempre qualcuno con la penna ad ascoltare. Sei mesi da attori non protagonisti, perché i giornalisti dovrebbero essere così. Spettatori e testimoni. E poi come dice a uno che il mestiere lo sapeva fare, Indro Montanelli, alla fine contano solo i lettori. A #Casacorriere sono arrivati in punta di piedi. E ripensandoci una seconda volta, forse valeva la pena rinunciare ai due gradini per entrare nell’”altra” via Solferino. A dire la loro e a raccontarsi. Anche le vite complicate di chi portava una pettorina gialla e la sera doveva tornare in una stanza chiusa dal di fuori. Ci siamo “ammalati” di un contagio positivo, capito che le inchieste che lasciano il segno sono quelle che si fanno con gli altri. E davanti all’ingresso le panchine per sedersi ed ascoltare di tutto.
La musica di Bollani e i consigli di Garattini. Le riflessioni di Giovanna Mezzogiorno o le battute fulminanti di Antonio Albanese. Ognuno ci ha messo la faccia. Diversa da quella che, a volte, è la maschera imposta dal mestiere. L’attrice che confida le fatiche di essere mamma, il comico che ti racconta di suo padre muratore che quando morì c’era tutto il paese ai funerali. Il campione di basket venuto dall’America, Chuck Jura, e Milano non gli sembra più quella di una volta. Adesso è uguale a New York e al posto delle case un po’ sbrecciate degli anni Ottanta ci sono i grattacieli slanciati di Porta Nuova. La testimonianza toccante per ricordare l’11 settembre e le parole di quello che scrisse Oriana Fallaci. Le firme del Corriere che ogni volta che venivano ci sentivi l’affetto e la stima. Due nomi per non far torti a nessuno: Ettore Mo e Luca Goldoni. Cronisti che hanno raccontato guerre, alluvioni, sbarchi sulla Luna e con la stessa luce negli occhi e lo stupore intelligente che dovrebbe essere la cifra vera di ogni giornalista. A #CasaCorriere si sono incontrati l’alto e il basso, un melting pot di cose da dire che è stato davvero cibo per la mente. “In questo frastuono è rimasta un’idea, un’eco nel vento”, per dirla con i versi di una canzone. Ma non si sbiadisce il ricordo delle parole pesanti di don Ciotti a ricordarci che la mafia e le mafie non sono solo una brutta notizia da leggere sui giornali e sentire alla tv.
Gli stessi trecento-quattrocento seduti o in piedi con le luci e i primi freddi e quella volta c’era Abantantuono. E il prossimo film era quasi un dettaglio. E una piccola-grande judoka, Edwige Gwend, genitori del Camerun e che che parla in parmigiano di quanto sia stupido il razzismo e di quanto sia più emiliana, italiana lei di chi magari ha la pelle con i pigmenti di un altro colore. #CasaCorriere che ci venivano i volontari e gli uomini della sicurezza. E dopo un po’ ci portavano mogli e figli come si fa quando si vanno a trovare gli amici. I carabinieri e i poliziotti a rassicurarti che tutto andava bene e qui era l’Italia come dovrebbe essere sempre. Un posto dove non devi guardarti le spalle e c’è sempre un saluto e un sorriso lungo il decumano. La succursale di via Solferino è diventata anche una piccola Accademia di Brera. Ogni weekend artisti di ogni dove a creare dal vivo. Perché un giornale è anche questo: il veicolo del bello.re eventi al giorno. Dodicimila caffè. Una lista di ospiti da perderci il conto. Gli attori e i campioni. I politici e i magistrati. I giornalisti. La gente. Questo è stata #CasaCorriere ad Expo. Centottantaquattro giorni a farci storie, quelle degli altri. I lettori che “entravano” dentro il giornale. Per chiedere, consigliare, lamentarsi. E sempre qualcuno con la penna ad ascoltare. Sei mesi da attori non protagonisti, perché i giornalisti dovrebbero essere così. Spettatori e testimoni. E poi come dice a uno che il mestiere lo sapeva fare, Indro Montanelli, alla fine contano solo i lettori. A #Casacorriere sono arrivati in punta di piedi. E ripensandoci una seconda volta, forse valeva la pena rinunciare ai due gradini per entrare nell’”altra” via Solferino. A dire la loro e a raccontarsi. Anche le vite complicate di chi portava una pettorina gialla e la sera doveva tornare in una stanza chiusa dal di fuori. Ci siamo “ammalati” di un contagio positivo, capito che le inchieste che lasciano il segno sono quelle che si fanno con gli altri. E davanti all’ingresso le panchine per sedersi ed ascoltare di tutto.
La musica di Bollani e i consigli di Garattini. Le riflessioni di Giovanna Mezzogiorno o le battute fulminanti di Antonio Albanese. Ognuno ci ha messo la faccia. Diversa da quella che, a volte, è la maschera imposta dal mestiere. L’attrice che confida le fatiche di essere mamma, il comico che ti racconta di suo padre muratore che quando morì c’era tutto il paese ai funerali. Il campione di basket venuto dall’America, Chuck Jura, e Milano non gli sembra più quella di una volta. Adesso è uguale a New York e al posto delle case un po’ sbrecciate degli anni Ottanta ci sono i grattacieli slanciati di Porta Nuova. La testimonianza toccante per ricordare l’11 settembre e le parole di quello che scrisse Oriana Fallaci. Le firme del Corriere che ogni volta che venivano ci sentivi l’affetto e la stima. Due nomi per non far torti a nessuno: Ettore Mo e Luca Goldoni. Cronisti che hanno raccontato guerre, alluvioni, sbarchi sulla Luna e con la stessa luce negli occhi e lo stupore intelligente che dovrebbe essere la cifra vera di ogni giornalista. A #CasaCorriere si sono incontrati l’alto e il basso, un melting pot di cose da dire che è stato davvero cibo per la mente. “In questo frastuono è rimasta un’idea, un’eco nel vento”, per dirla con i versi di una canzone. Ma non si sbiadisce il ricordo delle parole pesanti di don Ciotti a ricordarci che la mafia e le mafie non sono solo una brutta notizia da leggere sui giornali e sentire alla tv.
Gli stessi trecento-quattrocento seduti o in piedi con le luci e i primi freddi e quella volta c’era Abantantuono. E il prossimo film era quasi un dettaglio. E una piccola-grande judoka, Edwige Gwend, genitori del Camerun e che che parla in parmigiano di quanto sia stupido il razzismo e di quanto sia più emiliana, italiana lei di chi magari ha la pelle con i pigmenti di un altro colore. #CasaCorriere che ci venivano i volontari e gli uomini della sicurezza. E dopo un po’ ci portavano mogli e figli come si fa quando si vanno a trovare gli amici. I carabinieri e i poliziotti a rassicurarti che tutto andava bene e qui era l’Italia come dovrebbe essere sempre. Un posto dove non devi guardarti le spalle e c’è sempre un saluto e un sorriso lungo il decumano. La succursale di via Solferino è diventata anche una piccola Accademia di Brera. Ogni weekend artisti di ogni dove a creare dal vivo. Perché un giornale è anche questo: il veicolo del bello.Annarellina71http://www.blogger.com/profile/06564976870001628982noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4528061390807687553.post-74634277072903723882015-09-19T07:16:00.000-07:002015-09-19T07:16:07.438-07:00Eros Ramazzotti, pop, noir e impegnato. Lo show? "Perfetto"<img alt="Con la figlia Aurora su Instagram" src="http://images2.gazzettaobjects.it/methode_image/2015/09/17/Varie/Foto%20Varie%20-%20Trattate/eros-kWYE-U130157363923l4F-620x349@Gazzetta-Web_articolo.JPG?v=201509171616" />
Gioca a nascondersi, mescola video e cartoni, rende il suo volto un’icona, rugata, da graphic novel in 3D. Scherza con il sipario digitale del maxischermo, si trasforma in una silhouette che danza, calcia palloni virtuali al pubblico. I pezzi no, spiega di non averli toccati o quasi, né i classici né i nuovi. Eros Ramazzotti parte da Verona con il tour Perfetto, titolo dell’ultimo album, show più di luci che colori, augurio per un viaggio che lo porterà lontano: altre 26 date (8 sold out) fino a novembre da Vienna a Milano, da Caserta ad Amsterdam. Ad aprile, l’avventura verso l’Est, 12 concerti anche in città inedite per gli italiani, esplorando da Baku a Novosibirsk, con un tratto di 900 chilometri in Transiberiana e l’idea di raccontare tutto in uno special tv. "Dopo Celentano, in Russia Eros è il nostro artista più popolare", giura il produttore Maurizio Salvadori. Tre decenni e 60 milioni di dischi venduti dopo il debutto a Sanremo '84, Eros ha i capelli brizzolati, un look noir, un modo di raccontarsi diretto. "Veniamo dai concerti di Jovanotti, uno con tanta energia, forse la sera gli attaccano la spina. Io sono più pop ma non ho più 20 anni, e così mi rigenero con la tecarterapia, la stessa dei piloti dei caccia", racconta lui poco prima del debutto all’Arena. In totale 27 pezzi, gli ultimi mescolati alle bandiere di sempre, Se bastasse, Adesso tu, Un’altra te, Più bella cosa. "È la venticinquesima versione di una scaletta che rifarò altre 25 volte, per due ore di concerto: scegliere non è facile. Lo show, in cui la musica rimane al centro, ha la regia di Luca Tommassini, artista un po' pazzo: è come Mandzukic, non lo vedi per tutta la partita e poi la butta dentro".<br />
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TALENT — E dire che Tommassini lavora per XFactor, esempio dei talent che Eros non ama ("una sorta di Sanremo: quanti artisti sono usciti dal Festival?", curioso detto da lui) e che ha dato alla figlia Aurora uno spazio che non lo entusiasma. "Preferivo che ci arrivasse più preparata. Tre anni fa voleva andarci come cantante, ma l'ho fermata. Stavolta non ho potuto gestirla, l’entourage della madre l'ha spinta ma farà bene: se vede tanta gente si tuffa, io scappo". Lui sembra scappare pure dall'Italia: non ama la musica ("appiattita"), Marino ("Roma è abbandonata"), San Siro ("lì non canto e non perché ci gioca l’Inter") e, per far riflettere sul tema-migranti, accompagna Esodi (del 1993, eppure attuale) con il video di un bimbo avvolto dalla bandiera europea ("ma da noi è più difficile trovare braccia aperte"). Allora, Eros: la Terra promessa lei non l'ha raggiunta? "Io sì. Era il desiderio di vivere bene". E tutti gli altri? "Meno".
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L’ex country girl sbanca e si fa incoronare con quattro statuette, fa la pace con Nicki Minaj e con Kanye West, che annuncia la candidatura alle prossime presidenziali. Intanto la presentatrice Miley Cyrus battibecca con la rapper di Anaconda…
Ennesimo trionfo per Taylor Swift: la golden girl, da quando ha abbandonato la country music per il magico pop, non ne sbaglia una e non c’è cerimonia in cui lei non riempia ‘il carrello’ di nomination (prima) e di statuette (poi). Questa volta, con ben quattro premi degli MTV Video Music Awards – di cui i tre più importanti: Video of the year, Best Female Video, Best Pop Video, oltre a Best Collaboration – la bionda cantante è stata incoronata la Regina della notte di domenica 30 agosto.
Padrona di casa presso il Microsoft Theater di Los Angeles, è stata Miley Cyrus, scatenata pure nelle vesti di conduttrice: i suoi outfit eccentrici e striminziti hanno contribuito a renderla la mattatrice della serata.
Tra le esibizioni e le premiazioni, non sono mancati i momenti da ricordare: su tutti domina senz’altro Kanye West, che si è aggiudicato il prestigioso Michael Jackson Vanguard Award e ha approfittato del palco per ringraziare e per annunciare la sua candidatura a Presidente degli Stati Uniti nel 2020.
Non è dato di sapere se fosse uno dei suoi deliri di onnipotenza, uno scherzo, una promessa o tutte e tre le cose, di fatto la prima a sostenere la sua candidatura è stata proprio Miley.
La Cyrus da una parte è stata testimone, insieme al pubblico in sala e a casa, della pace fatta tra Mr West e Taylor Swift e ancora tra la reginetta della serata e la Nicki Minaj.
Dall’altra, proprio la prorompente rapper ha sepolto l’ascia di guerra con la Swift, con cui si è perfino esibita, ma ha cominciato un dissing con la presentatrice Cyrus.
Che, non potendosi spogliare ulteriormente, ha ‘passato il testimone’ a Rebel Wilson, che invece si è lanciata in uno striptease sul palco.
Mentre Demi Lovato e Macklemore si sono esibiti sul Pepsi Stage, in collegamento esterno con il Microsoft Theatre, è stata proprio la padrona di casa Miley Cyrus a concludere la serata con una delle sue esibizioni porn-cartoon.
Ecco tutti i vincitori degli MTV Video Music Awards 2015:
Video of the Year: Taylor Swift ft. Kendrick Lamar – “Bad Blood”
Best Male Video: Mark Ronson ft. Bruno Mars – “Uptown Funk”
Best Female Video: Taylor Swift – “Blank Space”
Best Pop Video: Taylor Swift – “Blank Space”
Best Hip Hop Video: Nicki Minaj – “Anaconda”
Best rock Video: Fall Out Boy – “Uma Thurman”
Best Collaboration: Taylor Swift ft. Kendrick Lamar – “Bad Blood”
Video Vanguard Award: Kanye West
Video with a social message: Big Sean ft. Kanye West and John Legend – “One Man Can Change the World”
Song of the summer: 5 Seconds Of Summer – “She’s Kinda Hot”
Artista emergente : Fetty Wap – “Trap Queen”
Miglior regia: Alright – Kendrick Lamar
Miglior fotografia: Never Catch Me – Flying Lotus e Kendrick Lamar
Migliore direzione artistica: So Mani Pros – Snoop Dogg
Miglior coreografia: I Won’t Let You Down – OK Go, air:man e Mori Harano
Miglior montaggio: 7/11 – Beyoncé
Migliori effetti speciali: Where Are Ü Now -Justin Bieber, Skrillex e DiploAnnarellina71http://www.blogger.com/profile/06564976870001628982noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4528061390807687553.post-12463395177037992972015-08-04T08:42:00.002-07:002015-08-04T08:42:29.899-07:00AL SUMMER ROCK SPUNTANO GLI STRADURI KILLA<img alt="Al Summer Rock spuntano gli Straduri Killa " src="http://ilpiccolo.gelocal.it/polopoly_fs/1.11881491!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/detail_558/image.jpg" /><br />
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TRIESTE. Alcuni frammenti del Progressive anni '70 e un paio di vetrine dedicate a prodotti locali, una delle quali ben distante dagli stilemi abituali della rassegna. Sembra oramai ufficiale il cartellone della XII edizione del Trieste Summer Rock Festival, manifestazione a cura dell'Associazione Musica Libera, incastonata nel ciclo di appuntamenti di "Trieste Estate" in programma nelle serate di sabato 8 e domenica 9 agosto in Piazza Verdi (dalle 21, ingresso libero). Degli artisti annunciati, anzi ipotizzati dalla organizzazione poco più di un mese fa, resiste un solo nome, quello del gruppo Amon Düül, la band tedesca sorta verso la fine degli anni '70, antesignana del Kraut Rock ma soprattutto figlia del fermento culturale e di protesta dell'epoca, protagonista di una gamma di sperimentazioni in salsa psichedelica, tribali e di stampo lisergico (si, l'acid rock) puntellata dalle ricerche Underground e dalle prime vere tonalità dal respiro gotico/dark. La band bavarese sarà di scena nella serata del 9 agosto e approderà a Trieste con la versione Amon Düül II, formata solitamente da una decina di elementi, tra cui una voce femminile, quella di Renate Knaupe Kroetenschwanz. Assieme ai datati cugini dei Popol Vuh, la serata di domenica regala l'esibizione di un artista dai tratti meno luciferini, Matteo Brenci, giovane autore e chitarrista triestino particolarmente attivo nell'arco degli ultimi anni, grazie all'intrecciarsi di collaborazioni, concerti, apparizioni televisive e soprattutto con l'uscita del suo primo album cantautorale, "Simplicity", un delicato affresco di dieci brani in chiave acustica.
La prima serata del Trieste Rock Festival, quella di sabato 8 agosto, appare invece completamente stravolta rispetto alle prime indicazioni. Cadono infatti le proposte targate Delirium, Acqua Fragile e Latte Miele, spazio invece ai Metamorfosi, i Disequazione e persino al gruppo Straduri Killa, la baby band di ballerini che ha saputo lasciare il segno sulla ribalta del format Italian's Got Talent, realtà che tuttavia non presenta nessun legame con il Prog Rock, l'essenza, almeno sulla carta, che dovrebbe animare un festival estivo che negli anni ha ospitato nomi come la Pfm, i New Trolls, Alan Parson, Steve Hackett e molti altri.
Mentre Lignano offre una certa concorrenza celebrando la riunion degli Spandau Ballet, nella serata di sabato 8 agosto a conferire dignità di marca Progressive alla rassegna triestina ci pensa il reclutamento del gruppo Metamorfosi, realtà sorta anche essa verso al fine degli anni '70 tra le sfumature beat e le prime tracce da suite e magari da concept (filo conduttore monotematico dell'intero lavoro) quelle che avrebbero scompaginato ben presto il piano canonico della canzone "da 3 minuti". I Metamorfosi debuttano sul mercato nel 1972 con l'album "E fu il sesto giorno" - lavoro curato nella musica e nei testi dal leader attuale Jimmy Spitalieri assieme ad Enrico Olivieri - ma è con i seguenti progetti che planano del tutto nell'universo Prog, dando vita ad una singolare e intensa trilogia basata sulle concezioni dantesche, producendo "Inferno" nel 1973, "Paradiso" circa vent'anni più tardi e quindi "Purgatorio" nel 2014. La formazione comprende sempre le guide Jimmy Spitalieri alla voce e flauto ed Enrico Olivieri alle tastiere ma con l'innesto di Fabio Moresco alla batteria e Leonardo Gallucci alle chitarre e basso; il sound non dovrebbe discostarsi dalle impronte magiche del Prog d'annata, quello non tanto "vintage" quanto vivo, disegnato dai molti linguaggi di una matrice narrativa colta e immaginifica.
La prima tappa del festival ridona sul palco anche la band Disequazione, "dinosauri" del Prog made in Trieste, creatura anni '80 fondata da Giorgio Radi e Vinicio Marcelli, gruppo ora alle prese non solo con un processo di recupero del materiale dei primordi ma con inediti da concentrare nel nuovo album dal titolo "Progressivamente Rivelazioni Urbane", la cui uscita è prevista in autunno. La culla sonora dei Disequazione è nota e si lega alle sonorità classiche della miniera aurea Prog, quella cesellata dai Genesis, King Crimson e dai primi Camel. Nel contempo i cinque triestini non hanno abbandonato il filone e pare intendano solo personalizzarlo ulteriormente, cercando anche l'impatto dal vivo dei nuovi arrangiamenti e della ritrovata vena compositiva. La band giuliana si avvale sempre delle anime guida Giorgio Radi al basso (uno che ha lavorato a fianco della Formula 3, Aldo Tagliapietra e i Matia Bazar) e Vinicio Marcelli al flauto e alla chitarra, artista ammaliato da Steve Hackett e dintorni. Nel gruppo giostrano
anche il tastierista Dario Degrassi il batterista Fiodor Cicogna e il cantante Luca Sparagna. Il finale della serata di sabato prossimo? È affidato ai Straduri Killa, i giovanissimi e validi ballerini triestini distanti dal Prog ma illuminati dal talent show.Annarellina71http://www.blogger.com/profile/06564976870001628982noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4528061390807687553.post-40395386182949520362015-07-25T13:22:00.002-07:002015-07-25T13:23:33.233-07:00All’Auditorium Fiorella Mannoia, signora della musica italiana<br />
<img src="http://www.musicaincastello.it/wp-content/uploads/2015/05/fiorella-mannoia.jpg" height="479" width="640" /><br />
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Giovedì 23 luglio, con inizio alle ore 21, la Cavea dell’Auditorium Parco della Musica ospiterà l’atteso concerto di Fiorella Mannoia e della sua band. La grintosa ed elegante artista romana proporrà al pubblico una lunga escursione attraverso i suoi brani storici e le canzoni di molti altri autori.
Un doppio cd, un’antologia musicale pubblicata la scorso anno, un progetto al quale hanno partecipato tanti amici e colleghi per celebrare i suoi 60 anni e i nove lustri della sua carriera: la raccolta “Fiorella” - che contiene anche le voci e le canzoni di Celentano e Baglioni, di Battiato e Fossati, fra gli altri - è stata la scintilla da cui è scaturito questo lungo tour che tornerà al complesso ideato da Renzo Piano giovedì prossimo.
Interprete raffinata e appassionata, dotata di una voce ora carezzevole ora decisa e di un carattere sensibile e determinato, abituata sempre a dire quello che pensa senza mezze misure, Fiorella Mannoia è indiscutibilmente una delle signore della musica italiana, un’artista che come poche altre ha saputo esprimere e trasmettere emozioni, rendendo proprie tutte le canzoni che gli altri hanno scritto per lei.
Così, nel concerto dell’auditorium - che è inserito nella rassegna “Luglio suona bene” - non mancheranno brani storici come “Caffè nero bollente”, “Quello che le donne non dicono” e “Sally”, arriveranno pezzi memorabili come “Il cielo d’Irlanda” e “Come si cambia”, e si omaggeranno i big della canzone nostrana con “Amore bello”, “Un bimbo sul leone” e “Via con mAnnarellina71http://www.blogger.com/profile/06564976870001628982noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4528061390807687553.post-40704424921915434682015-07-16T14:32:00.002-07:002015-07-16T14:33:36.083-07:00Jovanotti, serenata rap all'Olimpico: foto mai viste sul palco di Roma<img alt="Jovanotti, serenata rap all'Olimpico: foto mai viste sul palco di Roma" src="http://www.repstatic.it/content/nazionale/img/2015/07/13/155902711-7aed5c7b-39a4-4ac5-81ac-bf668f5b647d.jpg" height="425" width="640" /><br />
In esclusiva per Repubblica.it le foto scattate sul palco durante il concerto di Jovanotti all'Olimpico. Lo show nello stadio della Capitale ha registrato il sold out con 65mila fan che hanno ballato e cantato per oltre due ore e mezza. Un record per l'artista toscano che nelle prime sei tappe del tour - Ancona, Padova, Bologna, la doppietta di Firenze, la tripletta di Milano e l'unica data a Roma - si è esibito davanti a 400mila spettatori. Prossimi appunatmenti il 18 luglio a Messina, il 22 a Pescara, il 26 a Napoli e il 30 a Bari. Annunciata già anche una prima tranche di appuntamenti per Lorenzo nei palazzetti, il nuovo spettacolo per l'inverno, a partire dal 19 novembre da RiminiAnnarellina71http://www.blogger.com/profile/06564976870001628982noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4528061390807687553.post-55839620824926512982015-07-05T11:34:00.001-07:002015-07-05T11:34:56.289-07:00Franco Battiato a Milano, fra pop e musica colta<img alt="Franco Battiato al Teatro dal Verme lo scorso 22 giugno, la prossima data in piazza del Duomo a Parma il 23 luglio" src="http://www.rollingstone.it/wp-content/uploads/2015/06/90A7916-e1435225299729.jpg" height="408" width="640" />
Le maschere sono allineate davanti al palco del Teatro Dal Verme: cercano di contenere il pubblico, che dopo il secondo bis chiesto a gran voce si è alzato dalle comode poltroncine di velluto bordeaux per correre in prima fila. Sul palco non c’è il nuovissimo prodotto di qualche talent show, né il fantasma di Jim Morrison, ma un quartetto d’archi, un pianoforte, una chitarra acustica e qualche sintetizzatore.
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<img alt="Fka twigs" src="http://www.rollingstone.it/wp-content/uploads/2015/06/90A8075-e1435225458384.jpg" />
Al centro del palco un uomo che, nonostante l’età (settanta compiuti da poco) e il recente incidente alla gamba, accenna qualche passo di danza: lui è Franco Battiato, il grande sperimentatore, l’anello di giuntura fra pop e musica colta. Lo stesso che nel 1969 saliva sul palco con un sintetizzatore CVS3, acquistato mesi prima che venisse ufficialmente lanciato sul mercato e imparato a suonare dalla stessa persona che l’aveva progettato.
Il successo non ha mai scalfito la sua musica, Franco è rimasto sempre lo stesso: coraggioso, eclettico, umile e ironico. Anche adesso che ha «Non posso più uscire di casa senza che mi chiedano come va con la gamba. Beh: la gamba va bene, ed è questa qui» – poco prima di alzarsi dalla sedia per cantare le esplosive I Treni Di Tozeur, La Stagione Dell’Amore e Voglio Vederti Danzare.<br />
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<br />Annarellina71http://www.blogger.com/profile/06564976870001628982noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4528061390807687553.post-11970788204152482412015-06-24T22:45:00.003-07:002015-06-24T22:45:35.054-07:00Il Volo: il tour estivo in Italia. Tutte le dateLa vittoria a Sanremo e il successo all'estero. Mentre Grande amore scala le classifiche, parte la tournée estiva. Da Locarno a Palermo fino Verona. I concerti
<img alt="Il Volo" height="408" src="http://www.mentelocale.it/images/articoli/full/65408-1.jpg" width="640" />
Dopo la vittoria a Sanremo con la canzone Grande Amore, il trio Il Volo continua a scalare le classifiche, soprattutto estere. Negli Stati Uniti Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble sono stati ospiti dei principali show e acclamati da un pubblico di giovani e meno giovani.
Ora il successo del Volo si replica anche in casa con un tour estivo di ben 23 date, in partenza il prossimo 12 giugno da Locarno in Svizzera, per attraversare tutto il Bel Paese nei tre mesi estivi a colpi di lirica pop, musica e note vibranti.
Ne è passata di acqua sotto i ponti dopo il loro esordio al talent Ti lascio una canzone nel 2009, quando erano poco più che bambini. Ora il Volo è un trio di giovani dotati e volenterosi che promette di farsi apprezzare, non solo all'estero, ma anche del pubblico italiano, che ha potuto conoscerli meglio grazie alla vittoria all'Ariston.
Di seguito tutte le date del tour 2015
12 giugno in Piazza Grande a Locarno (Svizzera),
18 giugno al Palasport G. Bolino di Roccaraso (AQ)
22, 23 e 24 giugno alla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica di Roma
11 luglio in Piazza Unità d’Italia a Trieste
13 luglio in Piazza della Loggia a Brescia
17 luglio in Piazza degli Scacchi a Marostica (VI)
18 luglio in Piazza Garibaldi a Cervia (RA)
23 luglio in Villa Erba di Cernobbio (CO)
9 agosto al Parco Archeologico La Civitella a Chieti
12 e 13 agosto al Gran Teatro Puccini di Torre del Lago (LU)
16 agosto allo Sferisterio di Macerata
19 agosto al Teatro Valle dei Templi di Agrigento
22 e 23 agosto al Teatro Antico di Taormina (22 agosto è Sold Out)
26 agosto al Teatro di Verdura a Palermo
21 settembre all’Arena di VeronaAnnarellina71http://www.blogger.com/profile/06564976870001628982noreply@blogger.com0