Gioca a nascondersi, mescola video e cartoni, rende il suo volto un’icona, rugata, da graphic novel in 3D. Scherza con il sipario digitale del maxischermo, si trasforma in una silhouette che danza, calcia palloni virtuali al pubblico. I pezzi no, spiega di non averli toccati o quasi, né i classici né i nuovi. Eros Ramazzotti parte da Verona con il tour Perfetto, titolo dell’ultimo album, show più di luci che colori, augurio per un viaggio che lo porterà lontano: altre 26 date (8 sold out) fino a novembre da Vienna a Milano, da Caserta ad Amsterdam. Ad aprile, l’avventura verso l’Est, 12 concerti anche in città inedite per gli italiani, esplorando da Baku a Novosibirsk, con un tratto di 900 chilometri in Transiberiana e l’idea di raccontare tutto in uno special tv. "Dopo Celentano, in Russia Eros è il nostro artista più popolare", giura il produttore Maurizio Salvadori. Tre decenni e 60 milioni di dischi venduti dopo il debutto a Sanremo '84, Eros ha i capelli brizzolati, un look noir, un modo di raccontarsi diretto. "Veniamo dai concerti di Jovanotti, uno con tanta energia, forse la sera gli attaccano la spina. Io sono più pop ma non ho più 20 anni, e così mi rigenero con la tecarterapia, la stessa dei piloti dei caccia", racconta lui poco prima del debutto all’Arena. In totale 27 pezzi, gli ultimi mescolati alle bandiere di sempre, Se bastasse, Adesso tu, Un’altra te, Più bella cosa. "È la venticinquesima versione di una scaletta che rifarò altre 25 volte, per due ore di concerto: scegliere non è facile. Lo show, in cui la musica rimane al centro, ha la regia di Luca Tommassini, artista un po' pazzo: è come Mandzukic, non lo vedi per tutta la partita e poi la butta dentro".
TALENT — E dire che Tommassini lavora per XFactor, esempio dei talent che Eros non ama ("una sorta di Sanremo: quanti artisti sono usciti dal Festival?", curioso detto da lui) e che ha dato alla figlia Aurora uno spazio che non lo entusiasma. "Preferivo che ci arrivasse più preparata. Tre anni fa voleva andarci come cantante, ma l'ho fermata. Stavolta non ho potuto gestirla, l’entourage della madre l'ha spinta ma farà bene: se vede tanta gente si tuffa, io scappo". Lui sembra scappare pure dall'Italia: non ama la musica ("appiattita"), Marino ("Roma è abbandonata"), San Siro ("lì non canto e non perché ci gioca l’Inter") e, per far riflettere sul tema-migranti, accompagna Esodi (del 1993, eppure attuale) con il video di un bimbo avvolto dalla bandiera europea ("ma da noi è più difficile trovare braccia aperte"). Allora, Eros: la Terra promessa lei non l'ha raggiunta? "Io sì. Era il desiderio di vivere bene". E tutti gli altri? "Meno".
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